Rivista di Scienze Giuridiche, Scienze Cognitive ed Intelligenza Artificiale
 

La tirannia degli algoritmi e la libertà di manifestazione del pensiero

Lo stato dell'arte e le prospettive future

Abstract: La letteratura distopica e fantascientifica si è spesso occupata del difficile rapporto fra verità e menzogna e dei suoi effetti sulla demo- crazia, sulla libertà degli individui e sulla manipolazione dell’informazione. Proprio l’avvento della rete sembra aver realizzato e materializzato le paure e pericoli che venivano mirabilmente descritti da numerosi autori di mondi futuri. Le questioni che oggi si pongono all’attenzione del giurista sono divenute particolarmente complesse sia per la difficoltà di ‘comprendere’ una realtà così articolata come il web sia per la rapidità con cui le innovazioni tecnologiche irrompono sulla scena. I tentativi, soprattutto negli ultimi anni, di disciplinare fenomeni come hate speech e fake news – soprattutto da parte dell’Unione Europea – si sono rivelati fallaci e per di più rischiosi poiché affidano il controllo sulla bontà e verità dei discorsi che circolano online alle piattaforme. Queste ultime al fine di evitare possibili sanzioni o l’introduzione di una ‘hard regulation’ utilizzano Intelligenza Artificiale che garantisce risultati solo quantitativi con un’evidente lesione della libertà di pensiero e di informazione. I recen- ti sviluppi della tecnologia hanno raggiunto peraltro livelli di complessità come dimostrato dalla messa a punto di forme di Intelligenza Artificiale in grado di produrre deep fake basate sull’uso di algoritmi grazie ai quali è possibile creare audio e video di persone reali a cui si fa dire o fare cose che non hanno mai fatto o detto determinando così, una contraffazione to- tale del dibattito elettorale, incidendo sul diritto di voto nella sua fonda- mentale esplicazione costituita dagli elementi della libertà e consapevolez- za degli elettori. Quali le possibili soluzioni per impedire uno scenario così inquietante? Probabilmente ancora una volta i legislatori delegheranno compiti di controllo e di rimozione alle piattaforme non diversamente da quanto accade per le fake e gli hate speeches. Forse la soluzione non va cercata esclusivamente nella regolazione ma nel (ri)appropriarsi di un vo- cabolario che attinga dalla filosofia, dalla letteratura, dall’etica nuova linfa in grado di fornire chiavi di letture più ampie e più profonde dei fenomeni: prima umani e poi tecnici.

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